mercoledì 3 giugno 2009

Contro corrente

Si è spento, ancora in buona età, il giornalista Mauro Bocci, mio compagno di lavoro per parecchi anni. Era un personaggio d'indubbio ingegno, intessuto però di ostinazione nell'andare contro corrente, nell'evitare il lato normale della vita. Dopo aver elaborato a lungo un romanzo scritto con un linguaggio sperimentale del tipo "Horcynus Orca", lasciò il giornale pensando che un lavoro fisso e un ottimo stipendio fossero freni insostenibili per l'espansione della sua creatività. Negli ultimi anni l'avevo perso un po' di vista, poi l'incontrai, ma invece di elencarmi successi letterari mi parlò del figlio che gli era nato e gli occupava la vita. Di Bocci ricordo un curioso siparietto messo in atto quando Bettino Craxi, allora Presidente del Consiglio, venne in visita al Secolo XIX. Naturalmente gli andammo tutti incontro per salutarlo e fargli gli onori di casa; tutti tranne Mauro che rimase ostentatamente seduto davanti alla macchina da scrivere. Craxi se ne accorse, ci piantò in asso e andò ad attaccare discorso con il renitente. Bocci rispose a monosillabi, quasi senza guardare l'interlocutore, tanto che Bettino si scoraggiò e ritornò da noi, ospiti meno scorbutici. Quando la visita finì, ricordai a Mauro, sorridendo, lo stornello romanesco su "Giovannino lo speziale" che, mentre suonavano l'inno reale, "essenno socialista restò a sede". Rispose: "Mi dai torto?" "T'importerebbe?" "No" "E allora...".

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